“Sono arrivato il prima possibile perchè mi rendo conto del disguido che avete avuto questa mattina, spiegatemi meglio quello che è successo”.
Inizia così l’avventuroso racconto giallo “La Fabbrica Senza Inchiostro” che questa mattina è stato premiato con una “Menzione speciale” nell’ambito dell’edizione 2021/2022 del Premio nazionale Federchimica giovani “Chimica, la scienza che salva il mondo”.
Complimenti a tutta la classe 3B della Scuola Secondaria di Primo Grado Dante Alighieri e in particolare a Cecilia, Sofia, Margherita, Livia e Susanna autrici del racconto.
La fabbrica senza inchiostro
“Sono arrivato il prima possibile perchè mi rendo conto del disguido che avete avuto questa mattina, spiegatemi meglio quello che è successo.”
Oliver rispose: “Sì, tenente. Stamattina sono arrivato in fabbrica e stavo prendendo tutto l’occorrente per la fabbricazione dei giornali, quando mi sono accorto che l’inchiostro era scomparso. Vede, noi siamo una delle aziende più importanti del mercato europeo, per questo alcuni di noi lavorano anche di domenica. Dal momento in cui l’hacker russo Mãslâs ha boicottato la tecnologia europea, per non diffondere la realtà dei fatti, i nostri giornali sono l’unico modo per avere notizie su questa guerra.”.
Charles, il tenente, pensoso mormorò: “Capisco, capisco…” poi continuò: “Potrei parlare con i suoi colleghi, per favore?”.
Oliver affermò che non c’era nessun problema.
“In questo stabile lavorano i dipendenti dei settori di adesivi e sigillanti, inchiostri, pitture e vernici, giusto?” chiese l’ispettore. Oliver annuì e insieme andarono a parlare con l’altro dipendente del settore degli inchiostri.
“Ha notato qualche anomalia da parte dei lavoratori, Jimmy?” domandò l’investigatore.
“Mi sono accorto che ieri sera, prima di andare via, verso le otto, Paul del settore degli adesivi e sigillanti si comportava in modo strano perché era più frettoloso del solito. Per caso la posso aiutare in qualche altro modo?”.
L’ispettore chiese se ci fossero altri colleghi del reparto degli inchiostri, Jimmy gli rispose che era mancata una ragazza il giorno prima perché si era sentita male. La donna, di nome Katherine, abitava tra Rosewood e King road, “Però oggi è presente, la potete trovare in ufficio.” aggiunse poi Jimmy. Il tenente lo ringraziò e si avviò nell’azienda per porre alla ragazza un paio di domande.
“Salve Katherine, potrebbe rispondere alle mie domande?” chiese il detective. La donna lo guardò confusa, visto che non sapeva a cosa si stesse riferendo, “Certo, ma potrei almeno sapere chi è lei?”.
Charles fece un sorrisetto malizioso e rispose: “Sono l’uomo che è stato assunto per risolvere il mistero dell’inchiostro scomparso e lei, mia cara, è una sospettata”. Katherine restò ammutolita, poi lo contraddì informandolo che il giorno prima era stata assente visto che si sentiva male. Prima di andare via Charles disse: “Solo un’ultima domanda: con quale materiale si crea l’inchiostro delle penne?”.
“Con una base di ferro-gallica, cioè soluzione acquosa di acido gallico e di solfato ferroso, perché?” chiese incuriosita.
“É solo una curiosità personale” mentì l’investigatore. Dopo averla interrogata, l’uomo capì che gli orari e il suo alibi la rendevano innocente, dunque andò avanti con l’indagine togliendola dalla lista dei sospettati.
Si diresse al terzo piano, quello delle pitture e delle vernici. “Buongiorno Sidney, spero di non disturbarla, le volevo chiedere dove fosse ieri sera verso le otto.”
La ragazza lo guardò con uno sguardo confuso e soggiunse: “Io e Daisy eravamo in laboratorio a mischiare il silicato di potassio con il solfato di ferro per creare la vernice, finito il lavoro siamo andati a mangiare una pizza da Pizza Pot.”
“Dove posso trovare la sua collega?” mormorò Charles.
“È nella prossima stanza a destra, sta preparando il miscuglio tra la farina di fossile e il quarzo” precisò la fanciulla. Il tenente andò verso il locale indicato ed entrò.
“Salve Daisy, potrei porle qualche domanda?”. La ragazza, nervosa, accettò.
“Che cosa stava facendo ieri sera?” chiese l’investigatore.
“Ero con Sidney e stavamo facendo la vernice, quando, circa alle sette e quarantacinque, siamo uscite e abbiamo preso d’asporto la pizza da Pizza Pot per poi andare a casa mia a mangiarla” raccontò Daisy.
“Grazie per la sua testimonianza”. Il detective uscì dalla stanza con un vago sospetto di complicità. In seguito si diresse in una stanza lì accanto, dove stava lavorando Edward.
Appena sentì il rumore della porta che si apriva, il ragazzo si girò di scatto e disse: “Buongiorno, tenente! Come stanno procedendo le indagini?”. In quel momento le campane suonarono, era mezzogiorno. Il tenente sogghignando rispose: “Per ora solo qualche falsa pista”, poi aggiunse: “Ha notato qualche anomalia in questi giorni?”.
Edward rispose, abbassando il capo: “In realtà io sono rientrato al lavoro solo ieri pomeriggio, ho lavorato dalle 14:00 alle 17:00 circa. È da una settimana che non mettevo piede qua al lavoro, a causa dell’allergia che mi ha messo ko, quindi non penso di essere molto d’aiuto. Però chieda pure.”.
Charles domandò: “È a conoscenza di qualche discussione o antipatia all’interno dell’edificio?”.
Edward si fece pensoso per qualche secondo, poi gli si illuminò il viso e cominciò a raccontare: “Mi ricordo che Jimmy, del settore degli inchiostri, e Maya, del settore degli adesivi e sigillanti, stavano insieme, ma qualche mese fa, a causa di continui litigi, si erano lasciati.”. Charles si girò di spalle, rimase fermo per qualche secondo e poi ringraziando andò via.
L’investigatore decise di interrogare anche Paul, che stava lavorando al secondo piano. All’inizio il lavoratore non si accorse della sua presenza, perché sembrava molto intento in un progetto. Il tenente per farsi sentire gli chiese: “Salve, che cosa sta facendo?”. Paul sussultò e poi rispose: “Buongiorno! Sto fabbricando un composto di silicio per creare il silicone neutro.”.
Senza perdere tempo il tenente domandò se la sera precedente Paul avesse finito tardi di lavorare, lui rispose: “Ieri sono uscito dall’ufficio circa alle otto, ma sentivo dei rumori provenienti dal piano di sopra… saranno sicuramente stati i muratori, perché stanno pitturando la facciata. Charles un po’ confuso andò via. Proseguendo per il corridoio, nell’ultima stanza a sinistra c’era Maya.
Il tenente entrò e disse: “Buon pomeriggio, Maya” e lei sorridendo rispose: “Come la posso aiutare?”.
Charles senza perdere un secondo avviò subito le domande: “È vero che qualche mese fa si è lasciata con Jimmy?”.
Maya con volto sorpreso rispose: “Chi gliel’ha detto?”.
L’investigatore soggiunse: “Questo non è importante, ma la cosa più importante è: qual è il suo alibi?”.
Maya rispose: “Ieri sono tornata presto a casa, verso le 16:00 circa. Prima di andar via stavo fabbricando un adesivo acrilico.”
Il tenente sospettoso chiese: “Con quali ingredienti lo stava formando?”, lei rispose con aria di sfida ma convinta: “Con gli acidi acrilici e metacrilici e alcuni loro derivati. Lo può testimoniare anche la signora delle pulizie perché era entrata nella stanza per svuotare il cestino!”.
Il tenente con un ghignetto rispose: “Lei signorina sa il fatto suo!” poi ridacchiando uscì dalla stanza.
A Charles venne “il lampo di genio”, era come se all’improvviso avesse capito tutto ed era proprio così. La mattina seguente radunò tutti i lavoratori del palazzo nella hall e disse: “Ieri ho pensato a fondo e ho realizzato tre cose: primo, è impossibile che il giorno della rapina ci fossero dei muratori, visto che era domenica; secondo, sono andato alla stazione di polizia per verificare le vostre identità e sembrerebbe che Sidney e Daisy siano arrivate in Italia da poco e che abbiano cambiato i loro nomi, in realtà sono russe; di conseguenza, la terza cosa è che, mentre spiegavano il loro finto alibi, a causa della tensione, hanno detto che stavano mescolando una sostanza che non si usa per creare la vernice, cioè il solfato di ferro.”
Daisy sbottò: “Ormai non ha più senso mentire, noi proveniamo da un’azienda di concorrenza russa. Se avessimo fatto decadere la vostra, non facendole più produrre giornali, la nostra avrebbe avuto la meglio.”.
Sidney prese parola: “Inoltre non si sarebbe saputo che cosa sta accadendo veramente in Russia.”.
Dopo la confessione, Charles le scortò fuori dalla struttura. Lì, le aspettavano le forze dell’ordine per arrestarle. “Quali sono le vostre ultime parole?” chiese l’investigatore. “Tutto quello che abbiamo fatto era per la patria” risposero ed entrarono nell’auto della polizia.